La progettazione della lampada, il cui nome nasce dalla forma del tubo in acciaio sagomato che ricorda appunto una parentesi, prende spunto da uno schizzo di Pio Manzù, morto prima che la lampada venisse progettata. In questo schizzo una scatola cilindrica con una fessura per la luce scorreva su un’asta fissata probabilmente con una vite sia al pavimento che al soffitto. Castiglioni nel suo progetto sostituisce l’asta con una corda metallica che, deviata, fa attrito e permette alla lampada di stare in posizione senza il bisogno di alcuna vite.
Riducendo al minimo l’utilizzo dei materiali e il numero di componenti, Castiglioni crea una lampada a saliscendi che risponde ad un principio semplice e al contempo: ottenere una lampada, orientabile, che possa scorrere lungo la distanza che intercorre tra il pavimento e il soffitto, tramite un semplice gesto umano.
Nel 1970 fu presentata al pubblico in un comodo kit, ideato dallo stesso Castiglioni, all’interno del quale erano collocati tutti i pezzi per montare facilmente la lampada.
Parentesi è esposta in molti musei e mostre dedicate al disegno industriale di tutto il mondo, come per esempio il MoMa di New York. In Italia, oltre che al Triennale Design Museum di Milano, la lampada è esposta anche al GAMeC di Bergamo e altre gallerie o musei di rilevanza nazionale.
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